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Inaugurazione: 23 gennaio 2005, ore 11

Si inaugura domenica 23 gennaio alle ore 11 alla Palazzina dei Giardini di Modena la mostra “Allan D’Arcangelo – Retrospettiva”, organizzata dalla Galleria Civica di Modena. Si tratta della prima retrospettiva mondiale dedicata a uno dei grandi maestri della prima stagione della Pop Art americana, prematuramente scomparso nel 1998. La mostra, realizzata in collaborazione con l’Estate of Allan D’Arcangelo di New York, presenta 25 opere datate tra il 1962 e il 1982, che permettono di seguire nella sua interezza l’evolversi della vicenda artistica di D’Arcangelo. Si è affermato negli anni Sessanta con un lavoro che mette in primo piano i temi cardine della vicenda artistica pop: astronauti, missili, pin-up e bandiere americane, accanto ad icone universali come Superman, la statua della libertà, Marilyn Monroe e JFK. Tra le opere di questo periodo verrà esposta la storica “Marilyn”, una Marilyn, con occhi, bocca, naso e sopracciglia da ritagliare e ricomporre, con un paio di vere forbici appese all’opera, realizzata, in chiave polemica, in seguito alla morte dell’attrice. Lo stesso D’Arcangelo, a proposito di quest’opera dichiara:

“Marilyn risale all’agosto del 1962, poco dopo la sua morte. Ero triste e arrabbiato. Triste perché con lei se ne era andata parte della mia giovinezza e arrabbiato per il modo in cui era stata manipolata da Hollywood, dal pubblico e dalla sua stessa immagine. Qualunque sia stata la causa, omicidio o suicidio, la sua vita si è conclusa in un modo disperato. Questo quadro, inconfondibilmente lei dietro la lieve curva della sua spalla, descrive il modo in cui è stata usata. Non vengono raffigurati né il suo sorriso o il suo viso imbronciato, né tanto meno il suo corpo sensuale, ma una figura bidimensionale, ciò che rimane della composizione di un’immagine. Allo spettatore viene data la possibilità di ricostruire l’immagine nello stesso modo. E’ una bambola di carta: la linguetta A va inserita nella fessura A e via di seguito è c’è anche un paio di forbici che incitano a partecipare a questo gioco, rendendoci tutti colpevoli.„

Negli anni immediatamente successivi la sua ricerca si è orientata sulla raffigurazione del paesaggio americano e delle sue mitiche autostrade. Alla strada e alle sue rappresentazioni è dedicata infatti gran parte della sua poetica che viaggia attraverso visioni notturne, completamente vuote, abitate da segnali stradali e linee di mezzeria. Il lavoro sulla strada è un’ispirazione che si avvicina all’immaginario ‘on the road’ della beat generation, un’opera che sembra rappresentare un fermo immagine, ma che, in fondo, descrive una realtà in movimento, come se i singoli dipinti fossero i fotogrammi di un film, o di un cartone animato. Dallo specchietto retrovisore l’artista dichiara:

“Tutto ha avuto origine in un piccolo quadro Avevo in mente di fare cinque quadri. Dovevano essere concepiti come un gruppo monotematico, come una sorta di commento sull’idea del viaggiare. In un certo senso, ciascuna immagine era come uno spezzone cinematografico. Così si parte con il cartello stradale di una stazione di benzina, visto da una grande distanza. Nell'immagine successiva, il quadro successivo, il cartello veniva ritratto più da vicino. Nel quadro seguente esso viene ritratto in una vista periferica da entrambi i lati. Nel quarto quadro, il cartello stradale scompare e si vede solo l'indicazione della strada principale. E il quinto quadro era identico al primo, con un altro cartello visto da lontano...„

In mostra anche “Full Moon”, – una delle icone della Pop Art internazionale, con il simbolo della Gulf che si trasforma in un’alba -, “US Highway n.1”, straordinaria veduta di un’autostrada americana quasi cinematografica nell’impostazione, in prestito dal Virginia Museum of Fine Arts di Richmond. Sarà poi visibile, per la prima volta in Italia – restaurato per questa occasione – il grande “The Place of Assassination”, una gigantesca composizione di materiali vari, interpretazione tragica e poetica dell’omicidio di Kennedy. Insieme a queste opere, entrate ormai nell’immaginario collettivo, saranno in mostra anche una serie di ‘autostrade’, in particolare “Guard Rail” del 1964 – proveniente dalla leggendaria collezione di Sidney e Frances Lewis -, nel quale D’Arcangelo inserisce dell’autentico filo spinato, per rendere ancora più realistica la lettura dell’opera. Una sorpresa saranno poi i lavori degli anni Settanta e Ottanta, periodo nel quale D’Arcangelo abbandona il suo immaginario pop per accostarsi a una ricerca più astratta, di grande qualità pittorica; infine l’ultimo ciclo, nel quale navi e aerei tornano a rappresentare le nuove mitologie della contemporaneità. Un’autentica riscoperta che fa seguito a quelle di Allen Jones, Mel Ramos, Peter Phillips e alla grande ricognizione sulla Pop Art inglese dello scorso anno, che conferma la posizione di avanguardia della Galleria Civica nell’ambito dell’esposizione e dello studio delle vicende della Pop Art internazionale. Il catalogo comprenderà la riproduzione a colori di tutte le opere esposte e un’ampia selezione del lavoro di D’Arcangelo, un testo del curatore, Walter Guadagnini, un’intervista inedita realizzata da Marco Livingstone nel 1988, e la pubblicazione di una serie di scritti inediti dell’artista, raccolti e commentati da Silvia Ferrari.

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Allan D´Arcangelo. Retrospettiva
Kurator: Walter Guadagnini