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La mostra personale di Christine De La Garenne Twist and shout presenta due video: BREAKBACK e BOKKER, realizzati durante un soggiorno in Cina (BEIJING CASE – KULTUR DES HIGH SPEED URBANISMUS, Kulturstiftung des Bundes)

I lavori di Christine De La Garenne sono generalmente presentati nello spazio espositivo come videoproiezioni. A una prima lettura le immagini ed i suoni hanno un effetto conosciuto e non spettacolare: una bandiera nel vento, fotografie sulla natura che ricordano la pittura di paesaggio. Sfruttando il principio della mimesi, indagato e utilizzato come tecnica estetica e come fenomenologia della scoperta, l’artista -servendosi di strumenti sottili e di impercettibili slittamenti- risveglia dubbi sulla presunta realtà della percezione. ‘Errori’ generati dal computer rendono incerti la vista e l’udito. La sottrazione di informazioni su suoni ed immagini e la loro nuova combinazione impediscono all’osservatore di essere spettatore passivo. Nei lavori più recenti questi disturbi caratteristici della ricerca di Christine De La Garenne vengono accentuati in una atmosfera fortemente aggressiva. Dietro la complessità della manipolazione tecnologica tuttavia trapela l’attenzione dominante verso un’estetica minimale: l’elaborazione digitale dei video punta diritta verso la riduzione, mentre il materiale in uscita viene radicalmente contratto. I video sono concepiti come loop nel cui decorso si compongono e decompongono incessantemente idee e scene in cui si addensano il movimento proprio delle immagini e i disturbi artificialmente indotti nel sistema. Inizio e fine contrassegnano spesso un arresto improvviso, un vuoto assoluto. Questo momento irrazionale esplode inaspettato da uno sviluppo lineare, alimentando la tensione che scuote lo spettatore in un’alternanza di ripetizione reiterata e di inattesa rottura dello schema. La decostruzione dello scorrere lineare del tempo avvicina le videoproiezioni alle installazioni pittoriche e scultoree. Solitamente parallela all’immagine scorre anche una traccia acustica. Percezioni visive ed acustiche formano due livelli di informazioni autonome ma intersecate tra di loro: come due attori protagonisti si possono rivolgere separatamente allo spettatore. Sia nel caso in cui i video siano presentati in proiezione in dolby surround system, sia che vengano presentati su schermo a cristalli liquidi da 40 pollici, la relazione con lo spazio appare fondamentale nella costruzione del lavoro. Nella rappresentazione sublimata di immagini banali traspare una sottile ironia, che mettendo in moto situazioni assurde e paradossali attiva una relazione diretta con lo spettatore. Dalla dinamica che si innesca tra l’azione descritta nelle immagini in movimento e la manipolazione digitale, tra eventi reali e invenzione cinematografica, tra luci immateriali, suoni e lo spazio reale del luogo espositivo risulta una nuova rappresentazione della realtà tecnicizzata.

dal testo di Jessica Beebone, curatrice (traduzione: Luana Salvador)

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