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Bice Curiger, in occasione dell'esposizione di Fischli & Weiss durante la Biennale di Venezia del 1995 dedica loro un testo intitolato "Nati di domenica". L'autrice sostiene che la coppia di artisti svizzeri appartiene a un'epoca che si è lasciata alle spalle l'immaginario dell'era pop, l'idea festosa che "il quotidiano del mondo moderno, per banale che fosse, potesse avere accesso all'arte" e conclude: "A noi, nati di giorno feriale, con pulsioni e desideri avventati, non rimane che subire tutto ciò: l'insostenibile leggerezza... dell'affermazione domenicale". Probabilmente David Renggli è nato di venerdì, perché il suo scorrazzare avanti e indietro, la sua produzione febbrile e pantagruelica fanno pensare a tutto fuorché ad una tranquilla giornata domenicale. Gli oggetti di David Renggli sono stati modificati, resi innaturali, si inseriscono in un contesto in modo quasi narrativo, ma si contraddicono tra loro, esprimendo una vitalità sovversiva che ci coglie impreparati. Le composizioni di Renggli sono il frutto di una fusione innaturale di frammenti di una cultura - quella delle immagini - sradicata ed esplosa, che non può più permettersi di rovesciare gli ordini, o non ne ha più l'interesse.

A Viafarini David Renggli presenta una nuova installazione che comprende l'intero corpo del suo ultimo progetto: "You, can you recommend your psychiatrist?" composto da 1001 tra collages, schizzi e pitture. Molte di queste immagini sono composte da fogli scarabocchiati, pagine strappate da riviste - o da vecchie monografie di alcuni grandi pittori del passato - sulle quali in stile telegrafico Renggli ha dipinto motivi astratti o ha sovrapposto altre immagini. Lo stesso accade con alcune riproduzioni di suoi lavori alle quali vengono cambiati i connotati. Ogni cosa rappresentata, ogni immagine trovata viene quindi fatta passare attraverso il filtro disgregante di questa azione titanica che, nel suo insieme, ritrae fedelmente il selvaggio mondo dell'artista zurighese.

Questo lavoro presenta un aspetto inedito nell'opera di Renggli, poiché affronta di petto la questione del suo debito con il genere pittorico. Solitamente questo aspetto rimane latente, mentre nelle 1001 immagini Renggli compone un unico, incontenibile, concetto pittorico; una sorta di quadro esploso, composto di molte singole unità che non possiamo vedere tutte in una volta, ma dobbiamo scoprire una ad una. Lo spettatore si troverà investito da un ambiente equivoco, in cui la funzione stessa dello spazio espositivo è "disturbata" della natura dell'opera.