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I soggetti principali delle fotografie scelti per la mostra, che documenta il lavoro di Koppel dal 1976 a oggi con circa 40 opere, sono nature morte, nudi e paesaggi nei quali protagonista assoluta è la luce. Essa crea un movimento danzante quando è morbida e vellutata; descrive e distorce i soggetti quando seziona i piani sotto forma di astrazioni di luci e ombre. Il linguaggio adottato, colto e raffinato, gli permette di inserirsi a pieno titolo in quella tradizione fotografica americana, che vede tra i suoi maggiori esponenti Edward Weston, Ansel Adams. Innumerevoli sono i richiami, in particolare nelle sue nature morte, al Bauhaus, al Costruttivismo ma anche all'arte antica e fiamminga. Sono opere di un artista le cui radici affondano nella cultura europea, e il cui tema costante è il riflesso di questa cultura visiva nell'immagine fotografica delle sue nature morte. Koppel è nato ad Amburgo nel 1937, la famiglia d'origine ebrea fu perseguitata e immigrò dalla Germania a New York. Ha studiato Arte all'Hunter College e all'Università dell'Iowa. Ha tenuto diversi corsi di fotografia creativa e numerosi seminari e workshop sul tema in diverse università americane. Dagli anni '70 vive e lavora con il suo compagno e modell Will a Santa Fè, New Mexico. La mostra è curata da Peter Weiermair, già curatore della grande mostra antologica di Koppel che si è svolta di recente alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna diretta da Weiermair fino all'estate 2005. Catalogo: Rolf Koppel Photographs 1976 - 2003, Allerheiligenpresse Scrive Peter Weiermair: Per alcuni dei più grandi fotografi del Ventesimo secolo la luce non è solo condizione essenziale della produzione artistica, ne è anche il vero e proprio soggetto. Questo vale, in modo tutto speciale, per Koppel. La luce è conditio sine qua non della sua fotografia: Fotografia in bianco e nero, la modalità prescelta da Koppel, in cui ritroviamo tutte le gradazioni della luce, dalle stelle nei paesaggi notturni di una "Verklärte Nacht", la notte trasfigurata, fino agli spazi luminosi, pieni di luce, che Koppel scoprì e realizzò a Santa Fe. Koppel si è dedicato ai generi iconografici classici della fotografia e, più in generale, dell'arte figurativa: natura morta, nudo e paesaggio. Tuttavia lo si potrebbe ugualmente considerare un romantico, un simbolista o uno spirito barocco: nelle sue immagini compaiono di volta in volta atteggiamenti e atmosfere diverse, dall'opulenza barocca, con il suo debordante repertorio -di fiori, vasi o frutta-, fino all'immagine concreta, minimalista, in cui l'artista mette a tema le premesse dell'immagine e del mezzo stesso. Molte delle sue opere ci ricordano gli albori della fotografia nell'Ottocento - i bicchieri su fondo scuro di Fox Talbot, mentre lo squarcio di prato può essere letto come un omaggio a Dürer. Quanto alla luce, l'opera di Koppel rivela riferimenti incrociati, dalla mistica della luce di Sudek fino al suo uso costruttivo in Funke o in Moholy-Nagy. Koppel non solo conosce perfettamente la storia delle fotografia, ma anche quella della pittura e della scultura. E' affascinato dalla pittura luce nella pittura di Vermeer, dalle nature morte di Chardin, che sembrano brillare di luce propria, ma anche dalle luci drammatiche, teatrali di Caravaggio, di cui cita, nelle sue riflessioni, i nudi di giovani e di fanciulli, per la loro forte carica erotica. Il tema centrale in Koppel è la ricerca di una bellezza contemporanea, un'idea di bellezza fragile, che racchiude in sé una perturbazione/distruzione. In questo Koppel non è un algido classicista, come Robert Mapplethorpe che si pone nel solco della fotografia fredda di Herbert List, di George Platt Lynes o di Horst P. Horst, sebbene anche per lui la frutta e i fiori siano portatori di messaggi erotici, persino sessuali. La ricerca della bellezza in Koppel ha sfumature sensuali, pur mostrando già la coscienza rassegnata di August Graf von Platen, la consapevolezza che, "chi ha contemplato la bellezza con i suoi occhi è già votato alla morte". Anche i nudi fanno propria l'essenza, la natura della natura morta, delle "nature morte", nel cui nome è già insita l'idea di morte.

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Rolf Koppel
"Light in Dark"